Post by sntfPost by EPSONla tassa sul macinato
UHMME. puoi fornirmi i riferimenti normativi?
e sia, signor czg ISO certified!!!
La tassa sul macinato
Lo Stato italiano nel luglio del 1868 introdusse la tassa sul macinato, che
colpì indistintamente tutte le operazioni di molitura.
Il provvedimento fu impopolare e suscitò dimostrazioni, disordini, saccheggi
ed incendi, specialmente in Emilia Romagna.
L'opposizione parlamentare, della quale faceva parte anche il deputato sardo
Francesco Salaris, fece del suo meglio per ostacolare l'approvazione della
legge istitutiva della tassa, chiamata dagli stessi deputati "tassa
eminentemente affamatrice del povero".
Anche la Sardegna, pur non avendo in quel tempo industrie molitorie
rilevanti, ma soltanto piccoli mulini idraulici e tanti altri a trazione
animale, ebbe molti inconvenienti con gli agenti del fisco per le multe che
infliggevano ai mugnai e ai contadini non rispettosi dell'impopolare legge.
Era un modo semplicistico per tassare la popolazione, nessuno escluso,
perché tutti consumavano la farina quando si nutrivano di pane.
"Doveva dunque a qualunque costo riscuotersi la tassa ... e pagavano ancora
la domanda e la licenza di macinare il grano, l'orzo, le ghiande ad
esclusivo uso familiare ": così scriveva ancora il Salaris, evidenziando che
dai mulini provenivano " anche le farine delle ghiande; e di tutte quelle
farine si faceva il pane e di questo pane si nutriva la gente ... "!(...)
Non abbiamo documenti che attestino fatti clamorosi avvenuti a Flumini su
questa vicenda, se non la notizia che per lungo tempo i nostri mulini
idraulici rimasero chiusi, suscitando il malcontento della popolazione e la
preoccupazione delle Autorità, in particolare del Sindaco che in consiglio
ebbe a dire che "tale fatto potrebbe produrre qualche sinistra
conseguenza....".
Per questo il Sottoprefetto di Iglesias volle sentire gli amministratori del
circondario, suggerendo la requisizione di un certo numero di mulini per far
fronte alla serrata dei mugnai.
Ottemperando alle indicazioni dell'alto funzionario, il sindaco Antioco
Sanna il 9 Agosto del 1873 convocò la giunta per adottare l'ordinanza di
requisizione di sei mulini, numero ritenuto sufficiente a soddisfare le
esigenze molitorie della popolazione fluminese. (...)
Poiché in quel tempo in quasi tutta la Sardegna i cereali si quantificavano
con "s'imbudu, sa cuarra e su moi", misure non contemplate dalla legge
nazionale, la Giunta, per adeguarsi alle norme dello stato, decise "di
acquistare per conto del Municipio una stadera" da usare nei mulini
requisiti, destinando anche "... un impiegato a conto degli stessi mugnai
per tenere un registro del grano che conducono alle predette macine,
indicando nome e cognome dell'esercente e del vassallo col relativo peso del
grano...".
La tassa sul macinato, imposta dal governo Manabrea e approvata con
l'impegno che si sarebbe abrogata una volta raggiunto il pareggio
finanziario, durò più del previsto, perché fu soppressa una dozzina d'anni
dopo, sotto il ministero Cairoli -Depretis.
(...)
Tratto da"Quaderni di storia fluminese2" "Cereali e Mulini" Autore:Bruno
Murtas
In seguito all'approvazione nel 1867 della tassa sul macinato si
rese necessario progettare e costruire i contatori meccanici da applicare
alle macine dei mulini al fine di misurare la quantità di cereale tassabile.
Berruti ricoprì un ruolo centrale in tutta l'operazione. Diresse la
costruzione dei contatori presso la ditta torinese Thiabaud e Calzone, ne
assunse la manutenzione presso l'Officina Carte-Valori, fornì al Ministero
del Bilancio la formula matematica per rendere tecnicamente più equa
l'applicazione della tassa, conteggiando variabili precedentemente non
considerate (qualità del grano, della macina e altri). Fu Berruti a studiare
gli apparecchi per misurare la potenza delle macine, sostituendo
all'inadeguato freno di Prony un freno dinamometrico a circolazione d'acqua,
divenuto poi di uso corrente.
Nel 1872 Sella, per la terza ed ultima volta Ministro del
Bilancio, nominò Berruti ispettore capo delle Finanze e gli affidò la
direzione della amministrazione del macinato con sede a Firenze.
La sua collaborazione con il governo centrale non venne meno
anche negli anni successivi. Promosso a capo del distretto minerario di
Torino, nel 1873 Berruti diventa capo delll'amministrazione dei Canali
Cavour. Successivamente Berruti partecipò, assieme a Sella, alla revisione
degli accordi tra lo stato e le società ferroviarie. In particolare tra il
1875 e il 1876 si occupò della delicata questione del riscatto della Società
Ferroviaria Alta Italia, ancora formalmente di proprietà delle società
ferroviarie austriache.
Berruti non mancò di pubblicare i risultati delle sue ricerche
scientifiche. Nel 1869 tradusse un'importante raccolta di scritti del
tedesco J. R. U. Meyer sulla meccanica del calore; tra il 1870 e il 1872 si
collocano i lavori dedicati ai problemi tecnici della tassa sul macinato
come, Perequazione delle quote fisse per la tassa sul macinato, Sulla
determinazione delle quote di tassa per cento giri di macina in esecuzione
della legge 7 luglio 1868 e la Descrizione e teoria di un termodinamometro.
A causa della precoce scomparsa di Giulio Axerio, direttore del
Regio Museo Industriale di Torino, il governo decise di affidare ad un uomo
di provata esperienza come Berruti il compito di guidare l'Istituto
torinese. Lasciato il Corpo delle Miniere, nel 1881 assunse il nuovo
incarico che tenne fino al 1896. Gli anni della direzione di Berruti
coincisero con un grande sviluppo del Regio Museo Industriale. Il nuovo
direttore contribuì a riorganizzare l'offerta formativa del Museo. Il corso
di Ingegneria Industriale iniziò a funzionare a pieno regime e lo stesso
valse per i corsi speciali biennali di Ingegneria Chimica e Meccanica per
direttori di fabbrica. Notevole anche lo spazio dedicato alla formazione del
personale insegnante per gli istituti tecnici e per le scuole professionali.
Soprattutto fu importantissima l'attenzione di Berruti ai nuovi settori
tecnologici in espansione. Berruti, assecondando l'opera di Galileo
Ferraris, che per primo in Italia nel 1886 avviò un corso superiore di
Elettrotecnica, permise al Museo di guadagnarsi un prestigio durevole.
Agli impegni didattici ed organizzativi Berruti sommò anche
l'impegno politico. Membro del consiglio comunale di Torino dal 1887 al
1902, Berruti diede il suo contributo di tecnico nella discussione sulla
sistemazione della rete fognaria. Progettò poi la riforma della cassa
pensioni dei dipendenti del municipio, riforma che fu in seguito applicata
da mumerose altre amministrazioni pubbliche.
Presidente della Società degli Ingegneri negli anni 1874, 1879,
1891, Berruti appartenne dal 1871 alla Reale Accademia delle Scienze di
Torino.
Morì a Torino l'11 febbraio del 1904.